Curcuma
Curcuma longa è una pianta erbacea rizomatosa della famiglia delle Zingiberacee, originaria dell’Asia sud-orientale e largamente impiegata come spezia soprattutto nella cucina indiana, medio-orientale, thailandese e di altre aree dell’Asia.
In passato la radice di curcuma veniva utilizzata per trattare un ampio spettro di patologie, come reumatismi, dolori e gonfiori articolari, ferite e infezioni, problemi cutanei, disturbi e patologie intestinali ed epatiche, infiammazioni, febbre e artrite.
Nella medicina moderna la curcumina si delinea sempre più come “principio attivo polivalente di nuova generazione”, grazie anche all’individuazione del suo meccanismo d’azione e della sua capacità di modulare numerose vie di trasduzione del segnale coinvolte in una grande varietà di patologie.
Nel rizoma della Curcuma longa sono presenti:
carboidrati (60-70%)
acqua (13%)
un olio essenziale (5-10%) composto prevalentemente da sesquiterpeni (come per esempio zingiberina), chetoni e monoterpeni
proteine (6- 8%)
grassi (5%)
sostanze colorate di giallo denominate curcuminoidi (5%)
minerali (3-7%)
Le sostanze attive di maggiore interesse farmacologico sono i curcuminoidi, una miscela di tre molecole di natura polifenolica: curcumina (75%), demetossicurcumina o DMC (20%) e bisdemetossicurcumina o BDMC (5%).
Le diete ricche di antiossidanti come la dieta mediterranea e la dieta indiana o nepalese sono eccellenti contro alcune patologie correlate allo stress ossidativo come malattie cardiovascolari, cancro, disturbi metabolici o invecchiamento. In particolare, molti degli effetti associati alla dieta indiana o nepalese sono stati correlati a composti specifici come curcumina e altri curcuminoidi.
I principali effetti terapeutici della curcumina sono dovuti soprattutto alla sua azione antiossidante e antinfiammatoria.
Proprietà antiossidante
La curcumina appare come un potente antiossidante, in grado di contrastare l’azione dei radicali liberi, responsabili dei processi di invecchiamento ed in grado di danneggiare le membrane delle cellule che compongono il nostro organismo. In particolare, essa è in grado di inibire l’attività dei radicali superossido, del perossido di idrogeno e dell’ossido nitrico radicale. Altri studi hanno suggerito che la curcumina migliora anche l’attività di molti enzimi antiossidanti come catalasi, superossido dismutasi (SOD), glutatione perossidasi (GPx) ed eme ossigenasi-1 (OH-1).
Inoltre, la curcumina è anche in grado di aumentare l’attività degli enzimi detossificanti degli xenobiotici sia nel fegato che nei reni, proteggendoli dai processi di carcinogenesi. La curcumina potenzia i sistemi antiossidanti naturali delle cellule, incrementando i livelli di glutatione (uno dei più importanti antiossidanti endogeni), favorendo la detossificazione epatica e inibendo la formazione di nitrosamine. I curcuminoidi, di cui la curcumina è il principale rappresentante, possono quindi essere considerati dei potenti antiossidanti naturali, perché in grado di prevenire la formazione di radicali liberi, attraverso il potenziamento delle difese antiossidanti naturali e di neutralizzare i radicali liberi già esistenti, attraverso la loro azione riducente.
Attività antinfiammatoria
La curcumina è in grado di modulare i processi infiammatori coinvolti nello sviluppo di malattie croniche con meccanismi diversi:
agisce attivamente come scavenger
agisce a più livelli sulle vie di amplificazione della risposta infiammatoria andando ad inibire sia citochine pro-infiammatorie come interleuchine (ILs) e chemochine sia enzimi infiammatori tra cui la ciclossigenasi 2 (COX-2), la sintetasi inducibile dell’ossido nitrico (iNOS) e altre molecole come la ciclidina D1;
interviene a livello delle vie di segnalazione del fattore nucleare potenziatore della catena leggera kappa delle cellule B attivate (NFkB) e il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α).
Numerosi studi preclinici hanno fornito una solida base da cui partire per studiare in maniera approfondita l’efficacia della curcumina contro svariate malattie umane su base infiammatoria. Alcuni effetti promettenti sono stati osservati in pazienti con varie malattie pro- infiammatorie, tra cui varie forme di cancro, malattie cardiovascolari (aterosclerosi), malattie infiammatorie gastrointestinali (morbo di Crohn, ulcere gastriche, sindrome dell’intestino irritabile), artrite reumatoide, malattie respiratorie (asma e allergie), malattie della pelle (psoriasi e sclerodermia), malattia renale cronica e disturbi metabolici (diabete ed obesità).
Queste proprietà sono state osservate negli studi in vitro e in vivo su modelli animali, più difficilmente negli studi sull’uomo per la ridotta biodisponibilità orale della curcumina.
Purtroppo la traduzione clinica degli effetti benefici della curcumina è resa difficile dalla sua instabilità chimica a pH intestinale, dalla sua scarsa solubilità in acqua, dalla sua pessima biodisponibilità orale e dalla sua rapida metabolizzazione. Per cercare di risolvere questo problema, e quindi per aumentare la quantità di curcumina biodisponibile, i ricercatori hanno provato negli anni ad individuare diverse strategie: l’associazione con la piperina (principio attivo estratto dal Piper nigrum) e l’associazione con altri composti (l’acido alfa-lipoico, la bromelina, la ciclodestrina, l’epigallocatechina-3-gallato). Pertanto con un rapporto fra i due composti che deve essere pari a 100:1 ( dove la piperina non deve superare il valore di 16-20 mg per dose) l’assorbimento della curcumina risulta 20 volte maggiore.
Proprietà neuroprottetive
La curcumina, grazie all’azione antiossidante e antinfiammatoria, ha mostrato di avere proprietà neuroprotettive, poiché agisce diminuendo lo stress ossidativo, per la sua capacità di sequestrare metalli. È noto infatti che alterazioni dell’omeostasi di metalli come ferro, rame e zinco giocano un ruolo cruciale nella patogenesi di malattie neurodegenerative come, ad esempio, la malattia d’Alzheimer.
Diverse ricerche hanno dimostrato che la curcumina può aiutare il sistema immunitario a “ripulire” il cervello dal beta-amiloide, il principale costituente delle placche trovate in tale malattia. Poiché il morbo di Alzheimer è causato in parte dall’infiammazione indotta dall’amiloide, la curcumina potrebbe rivelarsi un rimedio efficace. Questo principio attivo agisce anche attenuando la disfunzione mitocondriale indotta da stress ossidativo (che ha un ruolo fondamentale nella patogenesi delle malattie neurodegenerative) e diminuendo l’espressione di citochine pro-infiammatorie. Inoltre è in grado di stimolare la proliferazione delle cellule progenitrici embrionali e la neurogenesi, mostrando quindi potenziali effetti benefici sui processi di neuroplasticità.
Numerose evidenze in vitro e in vivo e studi preclinici suggeriscono che la curcumina potrebbe essere utilizzata nella prevenzione e nel trattamento di molte malattie neurologiche. Tuttavia, le potenzialità neuroprotettive di questa molecola e il suo utilizzo nella cura di malattie neurodegenerative si scontrano necessariamente con la bassa biodisponibilità orale e la scarsa penetrazione della barriera ematoencefalica, oltre che con il suo rapido metabolismo.
Attività antimicrobica
La curcumina ha mostrato anche un’attività antimicrobica (streptococchi, stafilococchi, lattobacilli, ecc.) antifungina (Aspergillus Flavus, Penicillium Digitatum) ed antiprotozoaria (Leishmania e Plasmodium Falciparum). Secondo alcuni studi, il meccanismo d’azione antibatterico della curcumina (e di molecole analoghe) consiste nell’interferire con l’assemblaggio di varie proteine, impedendo in tal modo la proliferazione batterica.
Conclusioni
La curcuma è per molti il super cibo del momento “la spezia d’oro”, nella speranza che allontani i malanni e allunghi la vita.
Il problema è che la curcumina è farmacodinamicamente efficace (agisce su molti bersagli), ma ancora farmacocineticamente debole (non raggiunge i suoi target).
A mio parere, servono ulteriori studi sia osservazionali sia di intervento che tengano conto della sua chimica, della sua complessità farmacodinamica/farmacocinetica e delle sue ampie basi nutrizionali al fine di comprendere meglio le sue proprietà benefiche introducendo tale spezia in una dieta equilibrata.