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Analizziamo insieme le sue caratteristiche…

 

Essendo un prodotto di nicchia, l’olio vergine di semi di canapa è ottenuto principalmente in impianti artigianali dalla sola spremitura mediante pressa a vite. É fondamentale scegliere prodotti estratti per spremitura dei semi a freddo e assolutamente evitare quelli estratti con solventi perché con questo procedimento tutte le sostanze nutrizionali vengono drasticamente ridotte. Successivamente viene purificato mediante semplice sedimentazione, per rimuovere i contaminanti, senza subire processi di raffinazione. L’alta qualità dell’olio si evince da un colore verde scuro e un sapore di nocciola, a volte accompagnato da un retrogusto leggermente amarognolo.

L’olio estratto dai semi di canapa ha un’ elevata concentrazione di acidi grassi insaturi, soprattutto di acido linoleico ed α-linolenico (tabella 1), che si spinge fino al valore di 80g / 100 g di grassi totali. Il rapporto tra acidi grassi n-3 insaturo (omega-3) e acidi grassi n-6 (omega-6) è 3:1. Il contenuto invece di acidi grassi saturi è molto basso, circa 9 g / 100g di olio, con predominanza del palmitico. 

Dato l’elevato contento di acidi grassi polinsaturi, l’olio di semi di canapa non è adatto all’esposizione ad alte temperature nella preparazione dei cibi. Infatti, mentre l’olio di colza e l’olio di oliva extravergine hanno una stabilità ossidativa di circa 4 e 6 ore, quella dell’olio vergine di semi di canapa è inferiore ad 1 ora. Molto interessante dal punto di vista alimentare è la presenza di notevoli quantità di acido γ-linolenico (18: 3n-6) e acido stearidonico (18: 4n-3) che agiscono nel corpo umano come precursori per la sintesi di acidi grassi a catena lunga e di eicosanoidi. Questi ultimi sono sostanze simili agli ormoni che svolgono un ruolo importante nel controllo delle infiammazioni.

Nei mammiferi, la conversione dell’acido linoleico in acido γ-linolenico è lenta, in particolare durante lo stress, l’invecchiamento o la presenza di malattie (ipertensione, diabete, ecc). Si è osservato che un supplemento dietetico di acido γ-linolenico può contribuire a migliorare la situazione, in particolare per quanto riguarda le malattie cardiovascolari. Le società di nutrizione di Germania, Austria e Svizzera (D-A-CH raccomandazioni per la nutrizione) definiscono il rapporto ottimale tra omega-3 e omega-6 pari a 4:1 e 5:1. Analizzando le diete dell’Europa occidentale si trova un rapporto più o meno di 10:1.

Si è concluso che l’olio di canapa può rivelarsi una risorsa nel ridurre i livelli di LDL nel plasma, regolarne l’ossidazione e quindi inibire la risposta infiammatoria. Però, il consumo deve essere bilanciato in quanto l’elevata concentrazione di acidi grassi insaturi, facilmente ossidabili, favorisce l’effetto opposto e cioè la formazione di lipoproteine LDL ossidate. 

Nell’olio di semi di canapa la quantità media di tocoferoli totali è pari a 80 mg / 100 g di cui l’85% è rappresentato da γ-tocoferolo, il 5% da α- e δ-tocoferolo e meno dell’ 1% da β- tocoferolo e γ-tocoferolo-9 . Quest’ultimo composto ha un’azione più efficace contro il deterioramento ossidativo rispetto all’ α-tocoferolo. 

I tocoferoli nella nutrizione umana riducono il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari e sono dotati di proprietà anticancerogene e antiangiogeniche. 

La composizione in fitosteroli nell’olio di canapa varia tra 3,6 e 6,7 g / kg di olio. Il β-sitosterolo ne rappresenta il 70%. 

L’American Heart Association raccomanda l’assunzione di fitosteroli per ridurre il rischio di aterosclerosi. Il gruppo di esperti scientifici sull’alimentazione (NDA) hanno affermato in un parere che il colesterolo nel sangue può essere ridotto in media dal 7 al 10,5% consumando da 1,5 a 2,4 grammi di steroli e stanoli vegetali al giorno. 

Nel considerare le possibili controindicazioni, è bene precisare che l’olio di canapa comunemente venduto e disponibile sui siti e nei negozi specializzati contiene solamente tracce di sostanze psicoattive, perché ottenuto da varietà di canapa aventi un contenuto di THC inferiore allo 0,6%. Tale principio attivo è così basso che, per avere degli effetti psicotropi, occorrerebbe assumerne in quantità eccessive, orientativamente dai 5 ai 9 litri ogni giorno.

Sottoprodotto della lavorazione olearia: la farina di canapa

Il cosiddetto “hemp meal”, il residuo dell’estrazione dell’olio, viene macinato a freddo per evitare la decomposizione dei componenti termolabili. Successivamente, viene frazionato mediante setacciatura, permettendo la separazione sulla base delle differenze di dimensione delle particelle. La composizione chimica della farina di canapa è determinata principalmente dalla qualità della materia prima, ossia dipende dalla varietà, località di coltivazione, misure agrotecniche adottate, condizioni atmosferiche e parametri di lavorazione. 

Il contenuto proteico varia tra il 10,62% e il 44,36%, il contenuto totale di zuccheri tra il 8,26% e il 18,60% ed infine il contenuto di cellulosa grezza varia dal 4,96% al 29,54%.
I composti fenolici importanti rilevati sono la catechina, l’acido 4-idrossibenzoico, l’acido gallico, l’acido vanillico, l’acido ferulico e l’acido sinapico. 

Per quanto riguarda la distribuzione degli acidi grassi troviamo l’acido linoleico (54-55%), l’acido linolenico (17-18%), l’acido oleico (13-14%), seguito dal palmitico (6-8%), stearico (3-4%) e γ-linolenico (2,61-2,76%).

La farina di canapa è un alimento che apporta oltre il 21% di calorie in meno rispetto alla più nota farina di frumento 00. Queste calorie sono anche ripartite in maniera differente, poiché nella farina di canapa ben il 49,5% dell’energia proviene dalle proteine (nutriente energetico prevalente), mentre in quella di frumento di tipo 00 l’89% delle calorie è fornito dai carboidrati complessi.

Il 65% delle proteine della canapa è rappresentato dalla edestina, una proteina che si digerisce facilmente, mentre sono completamente assenti la gliadina e la glutenina, ovvero il glutine, quindi adatta anche per chi è celiaco. L’alto contenuto in arginina, può essere un grosso punto a favore da parte degli sportivi per la plasticità muscolare.

Inoltre visto l’alto valore biologico dei peptidi (sono presenti tutti gli otto amminoacidi essenziali ossia quelli che derivano esclusivamente dall’alimentazione e che il nostro organismo da solo non può sintetizzare), nella dieta vegana il consumo di farina di canapa dovrebbe essere frequente e sistematico, idealmente alternato con quello della farina di soia.

Gli aminoacidi essenziali della farina di canapa (eccetto la lisina e quelli solforati) soddisfano gli apporti raccomandati dalla FAO/OMS (Food and Agricolture Organization – Organizzazione Mondiale della Sanità) necessari ai bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni.

Le fibre sono molto abbondanti e la rendono un alimento ideale per la lotta o la prevenzione alla stitichezza.

I sali minerali più presenti sono:potassio, magnesio, ferro e zinco, mentre per quel che concerne le vitamine, spiccano soprattutto i tocoferoli (vit. E)