La rettocolite ulcerosa è una malattia cronica infiammatoria del colon. Presentiamo i sintomi, la diagnosi, le complicanze e le opzioni di trattamento per questa patologia
Diagnosi
Per la diagnosi bisogna effettuare una valutazione integrata dei caratteri clinici, endoscopici ed istologici; la risposta non può essere data in base ad un singolo test e le indagini radiologiche hanno solitamente una scarsa utilità. Si rivela pertanto necessario operare un’endoscopia che permette non solo di osservare le tipiche lesioni ma anche di ottenere una biopsia – utile ad escludere la presenza di altre coliti che la possono simulare. Sul vetrino si osserva un particolare quadro istologico con lesioni tipiche. Si possono effettuare anche degli esami di laboratorio che sono tuttavia importanti soprattutto per il monitoraggio della patologia, in seguito alla diagnosi: si osservano dei segni aspecifici di infiammazione – incremento della VES e della proteina C reattiva (PCR) – e l’incremento della calprotectina fecale. Si può presentare anemia da carenza di ferro, con decremento della ferritina, o da flogosi cronica con incremento invece della ferritina; nelle forme gravi si osserva ipoalbuminemia e alterazioni equilibrio idro-elettrolitico per malassorbimento e diarrea. Se è presente interessamento epatico si alterano i livelli di ALT e fosfatasi alcalina. L’esame colturale delle feci risulta negativo consentendo un’esclusione della colite amebica dalle cause, mentre il parametro maggiormente interessante è la positività per gli anticorpi p-ANCA (anti-citoplasma granulociti neutrofili) poiché facilita la diagnosi differenziale con altre coliti, ma essi non sono necessariamente presenti.
Le patologie che si possono presentare con sintomatologia simile e per le quali diventa importante effettuare una diagnosi differenziale sono:
- Coliti infettive – Salmonella, Shigella, C. difficile
- Colite amebica – data da un parassita
- Infezioni sovrapposte – Citomegalovirus
- Colite ischemica
- Morbo di Crohn
- Sindrome del colon irritabile – escludibile dalla presenza di sangue
- Diverticolosi
- Polipi e tumori del colon-retto
Complicanze
Solitamente la rettocolite ulcerosa, almeno nelle forme lievi, non è una patologia pericolosa ma se si estende può provocare delle complicazioni sia acute che croniche. Per quanto riguarda le prime si possono presentare delle emorragie diffuse oppure una condizione piuttosto pericolosa è rappresentata dal megacolon tossico.
Si tratta della complicanza più grave che si possa riscontrare ma può interessare solo gli affetti da pancolite: la malattia si diffonde a tutta la parete del colon, mentre solitamente è interessata solamente la mucosa superficiale, con lesione della tonaca muscolare e del plesso nervoso sottomucoso – ciò comporta un blocco della motilità del viscere con rilasciamento dell’intero organo che si gonfia in tempi molto brevi. La parete per seguire tale rigonfiamento si assottiglia enormemente quindi tutte le sostanze che si trovano in loco – sostanze tossiche dell’infiammazione – vengono assorbite ed entrano nel circolo, determinando uno shock settico che può portare alla morte del paziente in poche ore.
Per quanto riguarda invece le complicanze croniche, a differenza del morbo di Crohn la rettocolite ulcerosa incrementa il rischio di sviluppare l’adenocarcinoma del colon, dato che i polipi possono dare origine al cancro: il rischio diviene consistente dopo 10-20 anni dall’inizio della malattia e dipende molto sia dalla sua estensione sia dall’instaurazione di un equilibrio o meno. È opportuno che i pazienti inizino un programma di sorveglianza endoscopica dopo 10 anni, che prevede una colonscopia ogni 3 anni fino ai 20 anni della malattia mentre una ogni 2 in seguito.
Alcune complicanze possono essere anche extraintestinali, sebbene siano meno frequenti ed importanti di quelle che può comportare il morbo di Crohn. Si possono avere diverse patologie epatiche: il 5% dei pazienti affetti da rettocolite ulcerosa sviluppano anche colangite sclerosante primitiva – mentre all’inverso l’80% dei malati di CSP è affetto anche da RCU – inoltre può favorire la comparsa di colangiocarcinoma. Si possono avere alterazioni a carico dell’occhio come uveite ed irite, e manifestazioni articolari – artitrite migrante delle piccole articolazioni, spondilite anchilosante; altre patologie sono a carico della cute – eritema nodoso e pioderma cancrenoso – e legate al malassorbimento si possono riscontrare osteopenia ed osteoporosi.
Nel 75% dei casi la colite ulcerosa ha un decorso intermittente, e solo nel 20% invece si presenta in forma cronica e continua. Nelle fasi di remissione le lesioni infiammatorie floride si estinguono.
Terapia
Gli obbiettivi perseguiti dal trattamento sono tutti volti al miglioramento della qualità della vita dei soggetti, attraverso l’induzione della remissione della malattia con un suo successivo mantenimento, la prevenzione della ricorrenza di sintomi, flogosi e soprattutto delle complicanze.
Per quanto riguarda la rettocolite ulcerosa, nelle forme lievi si somministra solitamente mesalazina da assumere oralmente una volta al giorno; in caso di riacutizzazione o nei pazienti che non rispondono alla terapia si utilizza invece un farmaco steroideo, il prednisone, con somministrazione orale. Qualora invece sia presente una forma grave il soggetto viene ospedalizzato e la somministrazione dello steroide avviene per via endovenosa. Per il mantenimento della remissione in caso di riacutizzazione si può operare un ciclo di terapia immunosoppressoria, e di recente si sono sviluppati dei farmaci biologici che fanno uso di anticorpi monoclonali.
In caso di urgenza o di refrattarietà alla terapia si può rivelare necessario un intervento chirurgico – soprattutto nei casi di megacolon tossico o emorragia massiva; può accadere anche che la patologia degeneri a dare condizioni di displasia grave o degenerazione maligna, pertanto si preferisce intervenire con una resezione. Gli interventi possono riguardare proctocolectomia con reservoir ileale – trattasi dell’intervento ideale perché avviene una completa guarigione e preservazione della continenza – proctocolectomia con ileostomia definitiva o colectomia totale con anastomosi ileo-rettale – in cui tuttavia si rende necessario mantenere la sorveglianza del paziente.
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