L’ipertensione arteriosa è uno stato, costante e non occasionale, in cui la pressione arteriosa a riposo risulta più alta rispetto agli standard fisiologici considerati normali. Si tratta di una patologia che non comporta sintomi rilevanti ma, se non curata, può sfociare in complicanze severe; appartiene ai fattori di rischio cardiovascolari.
Dieta per l’ipertensione
Terapia dietetica e comportamentale:
Ridurre l’apporto di sale – uno dei principali responsabili dell’insorgenza di ipertensione; l’eccessivo introito giornaliero infatti è uno dei principali responsabili dell’insorgenza di ipertensione per via del richiamo di liquidi che aumenta il volume di liquidi extracellulari ma anche le resistenze periferiche, per via dell’attivazione del sistema simpatico.
Il consumo raccomandato è inferiore ai 5-6g di sale al giorno (pari a 2-2,4g di sodio), ma secondo i dati l’adulto italiano medio ne assume circa 10g, soprattutto sotto forma di sale nascosto negli alimenti industriali. Tale valore è quasi dieci volte superiore a quello fisiologicamente necessario, infatti per soddisfarne il fabbisogno sarebbero sufficienti gli alimenti al naturale. In particolare, il sale che viene introdotto con gli alimenti deriva solamente per il 10% da fonti naturali, il 15% è quello aggiunto durante la cottura o a tavola e ben il 75% invece viene aggiunto nei processi industriali; per non sforare i range di introduzione bisogna pertanto scegliere degli alimenti che non ne presentino molto attraverso un’accurata lettura delle etichette alimentari. Spesso anche i prodotti che non ci si immagina lo contengono, come prodotti dolciari, biscotti e cereali da colazione; tra gli alimenti a rischio, oltre ai prodotti da forno dolci e salati, si trova il dado da cucina, i salumi, la pizza ma anche alimenti precotti e ready to eat.
Moderare il consumo di bevande alcoliche;
Consumare buone quantità di frutta e verdura, diminuire l’assunzione di grassi;
Raggiungere un adeguato peso corporeo;
Svolgere adeguato esercizio fisico;
Smettere di fumare.
Per quanto riguarda il caffè, spesso sconsigliato agli ipertesi, le evidenze non presentano risultati significativi; se la persona consuma due o tre tazzine (massimo quattro) al giorno non vi è motivo di farla smettere.
Dunque è importante impostare uno schema alimentare ipocalorico (in caso di peso eccessivo), normolipidico ed iposodico.