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La fenilchetonuria (PKU) e la iperfenilalaninemia (HPA) sono due malattie metaboliche congenite che provocano l’accumulo dell’aminoacido fenilalanina nell’organismo. Questo accumulo è dovuto alla mancanza dell’enzima fenilalanina idrossilasi, che normalmente converte la fenilalanina in tirosina. Se non trattata, la PKU può causare gravi danni cerebrali e altri sintomi neurologici e fisici. Tuttavia, una diagnosi precoce e una dieta povera di fenilalanina possono prevenire questi sintomi e permettere uno sviluppo normale.

La fenilchetonuria (PKU) o forma grave o classica e la sua forma più lieve iperfenilalaninemia (HPA) sono aminoacidopatie e provocano accumulo nell’organismo dell’aminoacido essenziale fenilalanina, presente nelle proteine che mangiamo ogni giorno. Si tratta dell’ errore congenito del metabolismo più presente nella popolazione caucasica europea, e la sua incidenza varia molto nella popolazione umana dipendentemente dalla etnie; in Italia si conta un malato ogni 10000 abitanti.

La mancata azione della fenilalanina idrossilasi (PAH) impedisce che l’amminoacido venga convertito in tirosina, causandone un accumulo nell’organismo. L’aumento nel sangue di fenilalanina provoca nei pazienti non trattati ritardo mentale, comportamenti aggressivi ed agitati, ipertonia muscolare, eczema cutaneo e sintomi a carico del sistema nervoso come la microcefalia. I neonati diagnosticati precocemente e trattati in modo appropriato – con una dieta povera di proteine – non sviluppano alcun sintomo ed anche lo sviluppo psicomotorio risulta normale.

Maggiormente nello specifico, i sintomi si possono ascrivere in tre categorie:

  1. Intellettivi – ritardo mentale grave, turbe comportamentali, crisi emotive.
  2. Neurologici – convulsioni, difficoltà alla deabulazione, ipertono muscolare con iperriflessia e cloni, tremori.
  3. Extraneurologici – eczema, depigmentazione della cute e dei capelli, microcefalia, odore di urine di topo.

La malattia è caratterizzata da una certa variabilità sia a livello genetico che fenotipico; sono stati individuate più di 890 mutazioni che la possono causare.

Le complicanze della PKU sono imputabili, e direttamente proporzionali, all’accumulo metabolico di fenilalanina, dei suoi derivati e della ridotta sintesi di tirosina. Ciò che complica la fenilchetonuria è la tossicità della fenilalanina, dell’acido fenilpiruvico e dei suoi derivati nei confronti del sistema nervoso centrale. Si tratta di molecole solubili nel liquido cerebrospinale, pertanto in grado di oltrepassare la barriera ematoencefalica; purtroppo, la loro presenza eccessiva in fase di sviluppo cerebrale determina inesorabilmente una forma di ritardo mentale. Il danno cerebrale, quale grave complicanza della fenilchetonuria, è causato dalla sottrazione degli altri amminoacidi essenziali nella proteosintesi, in particolare nella formazione della mielina, della noradrenalina e serotonina. La fenilchetonuria, non visibile subito dopo la nascita ma dopo qualche anno, se non trattata, provoca un danno cerebrale irreversibile; essa, in stadio avanzato, può anche essere ben visibile ad occhio nudo. Le alte concentrazioni di fenilalanina, inibendo l’enzima tirosinasi, compromettono significativamente la sintesi della melanina riducendo la pigmentazione della pelle e dei capelli; inoltre, l’accumulo di fenilacetato nei capelli e nella pelle conferisce ai fenilchetonurici un forte e sgradevole “odore di topo”.

In seguito alla diagnosi si inizia immediatamente la dieta: la famiglia del bambino deve essere istruita, ed i malati sono seguiti nel tempo per verificare come si comportano i livelli dell’amminoacido nel sangue; dopo il raggiungimento dell’equilibrio i controlli sono solitamente meno serrati. Il trattamento di questa malattia ha come scopo il mantenimento dei livelli di fenilalanina nel sangue tra i 2 ed i 10mg/dL; esso consiste in una dieta povera dell’amminoacido, che può essere mantenuta negli infanti grazie ad alimenti con speciali formulazioni, mentre negli adulti eliminando la carne e utilizzando cereali con scarso apporto proteico. Si devono tener sotto controllo gli apporti di cereali, farine, frutti e vegetali, e sono raccomandati dei sostituti del latte. È molto importante anche evitare di assumere alimenti dolcificati con aspartame, in quanto derivato della fenilalanina.

La dieta prevista è da mantenere per tutta la durata della vita: gli adulti che la sospendono incorrono negli stessi danni dei bambini non trattati per mancata diagnosi. Le donne gravide che risultano essere portatrici sane, e rischiano di avere un figlio affetto, devono sottoporsi ad una dieta analoga sin da prima del concepimento in quanto la fenilalanina è in grado di attraversare la placenta creando danni al feto.

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