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La dieta mima-digiuno è un approccio nutrizionale che simula gli effetti del digiuno senza richiedere un’astinenza completa dal cibo. Proposta dal ricercatore Valter Longo, questa dieta si basa su un regime alimentare pesco-vegano con poche proteine e una riduzione di grassi e zuccheri. Prevede tre pasti e due spuntini al giorno, con periodi di digiuno una volta al mese per le persone sovrappeso e una ogni 2-3 mesi per i normopeso. Tuttavia, gli studi su questa dieta sono limitati e presentano criticità come un elevato tasso di abbandono e la mancanza di un gruppo di controllo. Inoltre, vi sono dubbi riguardo gli aspetti commerciali legati alla vendita del libro e dei prodotti di Longo.

L’approccio del digiuno è estremamente interessante però gli studi su questo argomento presentano una scarsissima chiarezza nel protocollo che non permette di comprendere chiaramente cosa bisogna inserire nella dieta delle persone e nemmeno quante calorie dare. Il campo di applicazione di tale dieta è la longevità, tuttavia gli studi sono stati fatti su ormoni (IGF) e biomarcatori (colesterolo, trigliceridi, …).

Il digiuno è una pratica nutrizionale che esiste già da secoli, come possono testimoniare diverse tradizioni religiose; si differenzia dalla restrizione calorica perché in questo caso le calorie vengono ridotte in maniera costante del 25-40% mentre il digiuno può differire molto in base alle abitudini – si può fare infatti quello giornaliero, settimanale, intermittente… Lo stesso Ancel Keys –“inventore” della dieta mediterranea – aveva scritto un libro in cui descriveva uno studio sul digiuno sperimentale, la Biologia del digiuno. In questo studio delle persone sane e normopeso sono state sottoposte a 24 settimane di reale restrizione calorica in aggiunta ad attività fisica importante che consisteva in sessioni giornaliere di corsa: a fronte di una spesa energetica di 4000 kCal, venivano alimentate con appena 1000 kCal. Oltre alla perdita di peso si sono osservati numerosi effetti collaterali come ansia, depressione, isteria e addirittura automutilazione; una volta ripreso a mangiare, i soggetti hanno recuperato peso e stabilità mentale.

L’ipotizzato effetto del digiuno è sempre lo stesso: esso attiverebbe la cascata biochimica della somatomedina C o IGF-1 (fattore di crescita insulino simile) che promuovendo l’autofagia annovera diversi effetti benefici. Ciò dovrebbe accadere sia nel digiuno continuo – non si assume nulla per 2-3 giorni consecutivi – sia in quello intermittente – dove si associano giorni in cui non si mangia a giorni in cui ci si alimenta normalmente, intervallandoli. In letteratura non sono presenti molti dati e l’unico studio effettuato sull’argomento è quello che riguarda la dieta mima-digiuno proposta dal ricercatore Valter Longo – in realtà non esiste un enunciato sperimentale ma le indicazioni ed i dati derivano proprio dal libro scritto da lui. Il tipo di alimentazione che viene proposta è pesco-vegana, quindi si può già notare come non venga coinvolto il semplice digiuno ma lo studio abbracci una particolare tipologia di stile di vita; sono previste poche proteine, appena sufficienti a soddisfare i fabbisogni dell’organismo, una riduzione dell’assunzione di grassi e zuccheri, un corretto apporto di tutti i nutrienti. Bisogna fare 3 pasti e 2 spuntini e periodicamente è previsto il digiuno – una volta al mese per le persone sovrappeso e una ogni 2-3 mesi per i normopeso.

Il disegno sperimentale del primo studio sulla dieta mima- digiuno prevedeva 5 giorni di digiuno al mese (il primo da 1800 kCal, gli altri a scendere) e 25 giorni di dieta normale; i risultati hanno evidenziato una riduzione del peso di 3 kg, della circonferenza vita di 4 cm, della IGF, del colesterolo e delle LDL. La base scientifica è interessante tuttavia i dati proposti non permettono di trarre delle conclusioni perché presentano diversi problemi: il drop out è stato del 30%, pertanto su 100 persone che hanno iniziato ben 30 non hanno portato a compimento lo studio (manca chiarezza sulle motivazioni); non vi è uniformità nel protocollo, e tra i piccoli studi effettuati si notano differenze tra le percentuali dei risultati; manca un gruppo di controllo e la riduzione del colesterolo e della IGF non ha nessun tipo di correzione per il numero di kg persi; mancano inoltre indicazioni su quale sia la dieta da mantenere nei giorni normali. Vi sono stati poi degli effetti collaterali non irrilevanti tra cui vomito, perdita di capelli, nausea e diarrea, perdita di memoria (forse la ragione di un così elevato drop out). All’inadeguato procedimento scientifico si accompagnano inoltre dei dubbi aspetti commerciali: i soldi ottenuti dalla vendita del libro vengono devoluti alla ricerca della fondazione di Valter Longo stesso, inoltre la dieta dello studio prevede delle integrazioni di specifici prodotti che vengono fatti e venduti da lui.

Si evince come questo studio, seppur scientifico e pubblicato su una rivista, abbia bisogno di essere interpretato considerando tutti questi aspetti; i dati ed i grafici riportati sul libro non hanno avuto nessuna revisione e mancano indicazioni specifiche e precise che non permettono di utilizzare e assegnare questa dieta. Fortunatamente molte persone si accorgono di queste problematiche, tuttavia in Italia la disinformazione dilaga e diventa difficile fare chiarezza.

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