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Parliamo del carcinoma del colon-retto, evidenziando la sua incidenza nei paesi occidentali e in Italia, i fattori di rischio sia ambientali che genetici, e l’importanza dello stile di vita e della dieta nella prevenzione. Vediamo inoltre le caratteristiche cliniche e le tecniche diagnostiche come la colonscopia, oltre ai metodi di stadiazione. L’approccio terapeutico include chirurgia, chemioterapia e radioterapia, a seconda dei casi.

Il carcinoma del colon-retto è la seconda causa di morte nei paesi occidentali, con un’incidenza di 15-50 nuovi casi ogni 100.000 abitanti sia in Europa sia negli Stati Uniti; in Italia si osservano circa 40 nuovi casi ogni 100.000 abitanti all’anno. Sono maggiormente colpiti gli individui tra i 50 ed i 70 anni, con una lieve prevalenza del sesso maschile. I fattori di rischio sono soprattutto ambientali, seguiti dalla presenza di polipi adenomatosi (sequenza adenoma-carcinoma) quindi da fattori familiari ed ereditari (familiarità neoplastica) e da malattie infiammatorie croniche come la rettocolite ulcerosa ed il morbo di Crohn.

Tra i fattori di rischio ambientale spiccano quelli legati alla dieta e ad uno scorretto stile di vita:

  • Consumo eccessivo di grassi animali
  • Ingestione eccessiva di carne, soprattutto carne rossa
  • Dieta eccessivamente ipercalorica
  • Vita sedentaria
  • Consumo eccessivo di bevande alcooliche, tra cui la birra incrementa il rischio del carcinoma del retto
  • Consumo eccessivo di carboidrati raffinati

Il cancro del colon-retto è poco comune nelle popolazioni africane rispetto a paesi industrializzati ove predominano regimi alimentari poveri di fibre e ricchi di grassi; le fibre promuovono più rapido svuotamento intestinale e legando sostanze potenzialmente cancerogene ne riducono il contatto con la mucosa svolgendo un importante ruolo protettivo. Un elevato consumo di grassi indurrebbe, tramite l’aumento della secrezione di acidi biliari, una più intensa proliferazione cellulare della mucosa colica.

I carcinomi si possono classificare sulla base di alcuni aspetti macroscopici in quattro categorie: vegetanti, ulcerati, infiltranti e anulari-stenosanti. La manifestazioni cliniche che li accompagnano variano in rapporto alla sede della neoplasia ma generalmente sono il dimagrimento, il dolore accompagnato da sanguinamento – con anemizzazione – e le alterazioni dell’alvo spesso associate a tenesmo; la massa addominale risulta palpabile e si riscontra positività all’esplorazione rettale. Situazioni di emergenza sono rappresentate dalle occlusioni intestinali – prevalenza 15% – e dalle perforazioni intestinali – prevalenza 2-3%.

I carcinomi del colon retto si possono diffondere sia localmente che a distanza; nel primo caso si vede l’interessamento del viscere per continuità, del grasso percolico e delle strutture adiacenti per contiguità e tramite la disseminazione esfoliativa possono determinare carcinosi peritoneale, mentre nel secondo caso per via linfatica possono raggiungere stazioni lonfonodali loco-regionali e per via ematica sia fegato che
polmoni.

Diagnosi

La diagnosi ancora una volta vede come esame di scelta la colonscopia che ha una sensibilità del 95% e permette manovre bioptiche e polipectomie, tuttavia è invasiva ed operatore-dipendente; alcune alternative sono l’esplorazione rettale – relativamente utile, perché il 30-40% dei tumori sono localizzati nel retto ma non sono sempre raggiungibili con l’esplorazione digitale – e la colonscopia virtuale. Il clisma con doppio contrasto non viene più effettuato, sebbe abbia una sensibilità dell’85% e consenta una definizione morfologica con facile esplorazione del colon destro ed identificazione delle stenosi. In seguito alla diagnosi è necessario determinare anche la stadiazione, attraverso: raggi X al torace, ecografia addominale, ecoendoscopia, TAC o RMN addominale e raramente laparoscopia. La terapia prevede in primis la chirurgia, seguita da chemioterapia; la radioterapia può essere utilizzata come adiuvante.

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