Il 16 novembre 2010 a Nairobi, in Kenya, l’Unesco ha iscritto la Dieta Mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Umanità, riconoscendo tale patrimonio appartenente a Italia, Marocco, Grecia e Spagna e dal 2013 anche a Cipro, Croazia e Portogallo.
Dieta Mediterranea
La Dieta Mediterranea nasce grazie alla scoperta dello scienziato Ancel Keyes che notò una maggior aspettativa di vita e una minor incidenza di malattie cardiovascolari tra le popolazioni del bacino mediterraneo. Il biochimico-fisiologo americano, nel suo libro pubblicato nel 1975, prevedeva nella suddetta dieta: il consumo di molto pane, piatti completi e nutrienti come pasta e fagioli, poco condimento, tanta verdura e frutta fresca per dessert, la carne in modeste quantità e solo una volta a settimana ed inoltre un modesto consumo di vino durante i pasti.
La prima metanalisi sulla dieta mediterranea è stata effettuata nel 2008 a cura del Professor Sofi, sul giornale scientifico BMJ. I risultati sono stati valutati anche dando importanza differente ai lavori di ricerca analizzati, e si è così potuto definire come un incremento del punteggio di aderenza di soli due punti determini una riduzione del rischio di mortalità totale del 9%, così come del rischio cardiovascolare, mentre quello di incidenza tumorale del 6% ed infine del 13% delle malattie neurodegenerative. Una seconda metanalisi condotta nel 2010 confermò la riduzione della mortalità generale dell’8% e una riduzione del rischio cardiovascolare del 10%.
Nel 2017 la ricerca ha evidenziato come la dieta mediterranea rappresenti un fattore di protezione per il diabete, la mortalità generale, il rischio cardiovascolare e l’incidenza di tumori – soprattutto quello al seno – e delle malattie neurodegenerative – soprattutto Alzheimer e demenza.
Oggi si stanno svolgendo ulteriori review “ad ombrello” che mettono insieme review sistematiche e metanalisi essendo il loro numero incrementato moltissimo. I più recenti studi osservano nuovamente una riduzione della mortalità totale dell’8% e indagando quali siano i gruppi alimentari che maggiormente contribuiscono a questo esito si è identificato soprattutto la frutta e la verdura ma anche un moderato consumo di alcool, rispetto al quale tuttavia bisogna prestare attenzione sia alla qualità sia alla quantità e alla modalità di consumo. Al contrario il consumo eccessivo della carne è risultato essere nocivo per la salute generale.