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L’acqua rappresenta il 55-85% della massa corporea, che varia in base all’età, al sesso, al tessuto e al tipo di cellula. L’acqua si divide in due grandi compartimenti: intracellulare ed extracellulare.
Il processo di assorbimento dell’acqua a livello intestinale dipende dalla necessità dell’organismo, dalla presenza di sostanze osmoticamente attive e dalle acquaporine, dei canali di membrana che facilitano il trasporto dell’acqua.
La disidratazione può essere ipertonica, isotonica o ipotonica, a seconda del rapporto tra acqua e sali minerali persi. Il fabbisogno idrico è la quantità di acqua che garantisce l’equilibrio con le perdite e le funzioni metaboliche.

La necessità di acqua ammonta ad 1 grammo per ogni kCal che ingeriamo, pertanto non solo appartiene alla categoria dei macroalimenti, ma si tratta del nutriente di cui il nostro corpo necessita in maggior quantità. Il fabbisogno di acqua si aggira tra i 1800 ed i 2200ml/giorno; essa non ha valore calorico non venendo utilizzata per la produzione di ATP, tuttavia il suo ruolo è estremamente importante.

Contenuto e distribuzione

La rilevanza della sua presenza risulta evidente attraverso l’osservazione di quanto sia rappresentata all’interno del corpo: il suo contenuto infatti oscilla tra il 55 e l’85% dell’intera massa; tra l’intero organismo e la singola cellula, in termini di proporzioni, non si riscontrano differenze in questa percentuale. La distribuzione non è uguale nei diversi organi e tessuti; il suo contenuto maggiore riguarda il sangue ed il muscolo – quest’ultimo è il tessuto più diffuso nell’organismo – mentre scende nell’osso che è composto principalmente da minerali, e nel tessuto adiposo caratterizzato dalla presenza di grosse gocce lipidiche, per il mantenimento delle quali viene sacrificato il citoplasma, schiacciato a ridosso della membrana plasmatica. Un aumento della quantità di quest’ultimo tessuto causa una riduzione della percentuale di acqua nell’intero organismo.

Le fasi della vita sono caratterizzate da una diversa percentuale di acqua corporea. Essa è particolarmente accentuata nel neonato, che ancora non dispone di un tessuto scheletrico particolarmente sviluppato, mentre si riduce nell’invecchiamento per diversi eventi, come la minor sensibilità alla sensazione di sete, la riduzione complessiva della massa magra ed anche una minor capacità delle cellule di trattenere l’acqua. A queste caratteristiche si accompagna un ridotto assorbimento, la ridotta funzionalità intestinale ed un incremento della fibrosi dei tessuti.

Assorbimento

L’assorbimento dell’acqua avviene soprattutto a livello intestinale, per la maggior parte nel digiuno, ma è significativa anche nell’ileo e nel colon; quest’ultimo in particolare ha un ruolo importante nel recupero dell’acqua dalle feci, azione che ci protegge dalla disidratazione. Il passaggio attraverso il canale digestivo è molto rapido e proporzionale al suo grado di purezza; viene rallentato pertanto se l’assunzione è concomitante ad un pasto, oppure se riguarda bevande.

Le fonti di acqua sono molteplici: la primaria è sicuramente quella diretta, ma essa può essere ricavata dagli alimenti – che la presentano in percentuali diverse a seconda della loro natura – come dalla saliva, dai succhi gastrici e dalla bile. Le fonti sono pertanto anche endogene, in quanto è importante minimizzare la perdita di questa molecola. In particolare durante la digestione ne viene utilizzata molta, essendo fondamentale l’idratazione dei cibi che inizia nella bocca ad opera della saliva, ma prosegue anche nello stomaco.

L’acqua è in grado di attraversare le membrane secondo i principi dell’osmosi, ma con flusso piuttosto basso. In alcune occasioni tuttavia, come durante l’alimentazione, è necessario per il nostro organismo assimilarne di più in tempi minori; per questi casi le cellule dispongono delle acquaporine, dei canali di membrana che consentono il trasporto facilitato della molecola. Essi sono presenti sia nell’intestino che nel rene: l’ormone ADH (antidiuretico) viene secreto e lega un recettore sul rene che fa esocitare delle vescicole contenenti questi canali di membrana, aumentando così il recupero di acqua da parte dell’organo. L’assorbimento è pertanto proporzionale alla necessità dell’organismo, e aumenta quando non si beve da un po’ di tempo.

Compartimenti idrici

L’assorbimento dell’acqua avviene principalmente ad opera dell’intestino, che attraverso il sangue e la linfa ne consente la distribuzione nell’organismo. Tale distribuzione è suddivisa in due grandi categorie:

  • Acqua intracellulare (60%) – contenuta nei tessuti;
  • Acqua extracellulare (40%) – suddivisa in:
    • Plasma (7-8%);
    • Liquido interstiziale (20-28%);
    • Liquido transcellulare (2-4%);
    • Tessuto connettivo ed osseo (10%).

Tecniche specifiche permettono di individuare sia la quantità che la distribuzione della molecola all’interno dell’organismo; queste informazioni possono essere utili per determinare lo stato di salute e la regolazione di un paziente.

Grazie alla pressione idrica presentata dal sangue, l’acqua dai vasi passa alla zona interstiziale dei tessuti; quella in eccesso viene riassorbita dai vasi linfatici che in ultimo si riversano nel torrente ematico a livello della confluenza fra la vena giugulare interna e la succlavia, ripristinando così la volemia.

Il sistema dell’acqua all’interno dell’organismo è molto dinamico, e tale caratteristica è importante per le funzioni che è chiamato a svolgere:

  • Trasporto di nutrienti – l’acqua, in qualità di solvente, è un ottimo trasportatore per la maggior parte delle sostanze nutritive;
  • Sostegno delle funzioni metaboliche – gli enzimi per agire necessitano di un ambiente acquoso;
  • Regolazione della temperatura corporea – in assenza di acqua non siamo in grado di mantenere la fisiologica temperatura corporea;
  • Eliminazione di metaboliti e tossine – l’acqua, entrando nei tessuti dai quali viene successivamente espulsa, è in grado di portar con sé al fine di eliminare metaboliti e tossine prodotte dal metabolismo;
  • Protezione e lubrificazione di organi ed articolazioni – essa partecipa alla creazione di cuscinetti che riducono gli effetti di possibili urti o usura.

Effetti della perdita di acqua

Questa molecola è fondamentale per la sopravvivenza degli organismi, infatti se senza alimentarci possiamo sopravvivere fino a 3-4 settimane, senza bere solamente 3 giorni.

La perdita del 10% di acqua corrisponde a 5-7L, e mette a rischio la sopravvivenza della persona; già se si perdono 2L il nostro organismo ne risente, e questa situazione è piuttosto comune nella popolazione.
Affinché si verifichi una lieve ipovolemia, è sufficiente una scarsa assunzione di liquidi durante la giornata. Gli effetti di questa condizione sono il presentarsi di urine giallo inteso, la ridotta elasticità della pelle, labbra secche e bocca asciutta.

Parlando di disidratazione, si possono distinguere tre situazioni:

  • Disidratazione ipertonica;
  • Disidratazione ipotonica;
  • Disidratazione isotonica.

La disidratazione ipertonica è caratterizzata da una perdita di acqua superiore a quella di sali minerali, che si concentrano – una piccola quantità di questi ultimi si trova nelle urine, ma la maggior parte è contenuta nel sudore. I fattori di rischio sono la presenza di febbre alta e persistente o diarrea in assenza di una sufficiente idratazione; la diarrea in particolare può essere causata dalla presenza di sostanze non assorbibili dall’intestino – chiamate osmoticamente attive (come gli zuccheri o altre sostanze che trattengono acqua) – o anche da un abuso di lassativi. Tra le sostanze osmoticamente attive troviamo il lattosio, che non viene degradato dagli intolleranti giungendo all’intestino dove richiama acqua causando diarrea.

La disidratazione isotonica invece si presenta quando la perdita di acqua viene accompagnata da altrettanta perdita di sali minerali; i fattori di rischio in questo caso sono vomito, diarrea o la rimozione di trasudati e si presenta con acuta riduzione di peso, tachicardia e ipotensione ortostatica. Per favorire il recupero dei soggetti colpiti si usa somministrare delle soluzioni contenenti glucosio e sali minerali, poiché la presenza dello zucchero – non in quantità eccessive – favorisce l’assorbimento sia dell’acqua che dei sali. Questa tipologia di disidratazione è caratteristica del colera, del quale è anche la causa di morte.

Per concludere, la disidratazione ipotonica riguarda i casi in cui la concentrazione di sali nei liquidi è troppo bassa. Essa si presenta quando si compensa erroneamente alla disidratazione isotonica somministrando solamente acqua, oppure in casi di diete fortemente iposodiche e assunzione di diuretici.

Equilibrio idrico

Il fabbisogno idrico viene definito come “la quantità d’acqua che garantisce l’equilibrio con le perdite, previene gli effetti negativi della disidratazione (in termini di alterazioni metaboliche e funzionali) e allo stesso tempo garantisce l’eliminazione del carico renale dei soluti”.

Le fonti di acqua del nostro organismo non riguardano solo quella che assumiamo con l’alimentazione, ma un’importante componente viene anche generata dal metabolismo ossidativo delle nostre cellule (al termine della catena degli elettroni l’ossigeno viene ridotto ad acqua).

L’alimentazione in ogni caso rimane la fonte principale; il nostro corpo estrae l’acqua anche dei nutrienti, che ne contengono una quantità diversa a seconda della loro natura.
Al fine di mantenere adeguatamente l’equilibrio idrico, è necessario che le assunzioni e le perdite di questa molecola siano pareggiate.

Attraverso le urine viene smaltito lo ione ammonio, derivante dal metabolismo delle proteine, sotto forma di urea; questa molecole non è molto solubile, pertanto a tale scopo è richiesta molta acqua.

Controllo della sete

La sensazione di sete è determinata da diverse tipologie di controllo; il controllo endocrino prevede l’azione di numerosi ormoni, quali:

  • Argigina-vasopressina;
  • Peptide natriuretico atriale;
  • Ossitocina;
  • Renina-vasopressina.

Un’altra tipologia di controllo è deputata alla volemia: questa via di segnalazione si attiva quando il volume di sangue scende del 10%, e tale informazione viene percepita dai barocettori cardiovascolari che stimolano direttamente la sensazione di sete. Un ulteriore effetto è l’attivazione dell’ipofisi posteriore con conseguente secrezione di ADH (ormone antidiuretico), che incrementa il recupero di acqua a carico del rene.

Esiste un’ultima tipologia di regolazione che riguarda invece l’osmolarità: si tratta di un sistema molto sensibile che registra i cambiamenti di concentrazione dei soluti, ed è in grado di attivarsi già con una variazione del 2-3%. Causa un incremento dell’ormone arginina-vasopressina e stimola una forte sensazione di sete.

Fattori che incrementano le perdite d'acqua

I fattori che incrementano le perdite di acqua sono molteplici:

  • Temperatura (caldo e freddo);
  • Umidità;
  • Metabolismo;
  • Dieta;
  • Attività fisica;
  • Patologie.

Un’altra tipologia di controllo è deputata alla volemia: questa via di segnalazione si attiva quando il volume di sangue scende del 10%, e tale informazione viene percepita dai barocettori cardiovascolari che stimolano direttamente la sensazione di sete. Un ulteriore effetto è l’attivazione dell’ipofisi posteriore con conseguente secrezione di ADH (ormone antidiuretico), che incrementa il recupero di acqua a carico del rene.

Esiste un’ultima tipologia di regolazione che riguarda invece l’osmolarità: si tratta di un sistema molto sensibile che registra i cambiamenti di concentrazione dei soluti, ed è in grado di attivarsi già con una variazione del 2-3%. Causa un incremento dell’ormone arginina-vasopressina e stimola una forte sensazione di sete.

Patologie e disidratazione

Le patologie associate alla disidratazione sono molteplici, ed ognuna causa la perdita – associata talvolta alla mancata assunzione – di acqua in modo peculiare. Si tratta di:

  • Diarrea – l’intestino crasso non riesce ad assorbire acqua dagli alimenti digeriti;
  • Vomito – provoca la perdita di liquidi e rende difficile bere;
  • Sudorazione – soprattutto in climi caldi ed umidi;
  • Diabete – livelli elevati di zucchero nel sangue causano un aumento della minzione e una perdita di liquidi (poliuria);
  • Ustioni – l’acqua filtra nella pelle danneggiata e il corpo perde i liquidi;
  • Febbre alta – l’aumento della temperatura corporea favorisce la perdita di liquidi corporei soprattutto attraverso la sudorazione;
  • Terapie farmacologiche – diuretici o altri farmaci che incrementano l’eliminazione di acqua attraverso le urine.

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