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Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che può colpire tutto il tratto gastrointestinale, ma si localizza spesso nell’ileo e nel colon. Provoca infiammazione profonda a tratti alterni, con sintomi variabili come crampi, diarrea, febbre e perdita di peso. La diagnosi si basa su ileocolonscopia con biopsia ed esami radiologici. Le complicanze includono stenosi, occlusioni, ascessi e fistole. È una patologia recidivante e progressiva. La terapia mira a indurre e mantenere la remissione con farmaci antinfiammatori, corticosteroidi, immunosoppressori e biologici, con chirurgia nei casi gravi o complicati.

Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica ad andamento clinico ricorrente, che può interessare qualsiasi tratto dell’apparato gastro-intestinale – dalla bocca all’ano, eccezione fatta per il retto, anche se nella maggior parte dei casi si localizza nell’ileo terminale, nel ceco e nel colon destro; si caratterizza per la presenza di un danno transmurale al contrario della rettocolite ulcerosa, poiché inizia coinvolgendo la mucosa superficiale ma in seguito si approfondisce nei tessuti; il danno è inoltre focale e segmentario, soprattutto quando la malattia colpisce il tenue si può apprezzare come si localizzi in diversi punti intervallati anche da metri di intestino sano. Dato il coinvolgimento di tutta la mucosa tende a dare degli ispessimenti delle anse che spesso si occludono, rendendo necessario un intervento chirurgico.

Le ulcere che si vengono a formare sono diverse da quelle della rettocolite ulcerosa: presentano una forma serpiginosa e tendono a confluire conferendo alla mucosa un aspetto acciottolato. Dalla biopsia si può osservare la flogosi transmurale, con impegno infiammatorio di tutte le tuniche, le ulcerazioni profonde e talvolta la formazione di granulomi.

La sintomatologia è variabile a seconda delle caratteristiche anatomopatologiche che presenta il soggetto, ovvero della localizzazione delle alterazioni; ad esempio, il morbo di Crohn non provoca quasi mai sanguinamenti riscontrabili nelle feci a meno che non interessi il colon. Il quadro clinico classico è un paziente giovane (20-30 anni) con dolori addominali crampiformi ai quadranti inferiori e attacchi di diarrea, accompagnati di febbre e calo ponderale – dovuto a malassorbimento, basso apporto dietetico per la perdita di appetito ed elevato stato catabolico legato alla presenza di infiammazione. Occasionalmente l’unico sintomo può essere la febbre oppure si possono presentare delle manifestazioni extraintestinali, analogamente alla rettocolite ulcerosa.

Diagnosi del Morbo di Crohn

Per effettuare la diagnosi ci si può servire di esami di laboratorio, esami radiologici oppure ileocolonscopia con biopsia ileale. I primi risultano essere piuttosto aspecifici soprattutto perché quasi tutti condivisi con la rettocolite ulcerosa – ad eccezione degli anticorpi ASCA (anti-Saccharomyces cerevisiae) che tuttavia non sono sempre presenti, però possono facilitare la diagnosi. Sono pertanto maggiormente utilizzati per il monitoraggio della malattia.

L’esame di elezione è l’ileocolonscopia accompagnata dalla biopsia ileale, tuttavia se la malattia si localizza in una zona intermedia dell’intestino tenue essa è difficile da raggiungere con l’endoscopio e si rende pertanto necessario ricorrere all’utilizzo degli esami radiologici. Si possono effettuare pertanto:

  • Ecografia dell’addome con mezzo di contrasto nell’ultima ansa ileale – consente di osservare la presenza di ulcere sulla mucosa normale, quindi di evidenziare l’interessamento discontinuo ed il risparmio del retto (diagnosi differenziale con RCU) nonché il coinvolgimento dell’ileo e/o della valvola ileo-cecale
  • Clisma del tenue a doppio contrasto – consente di osservare la presenza di ulcere, ispessimento della parete, stenosi o fistole
  • TAC o RMN dell’addome – consentono di osservare la presenza di ispessimento parietale, ascessi addominali e fistole.

Il clisma del tenue a doppio contrasto è un esame radiografico che ad oggi non viene quasi mai utilizzato in favore della TAC o RMN dell’addome: oltre a somministrare il mezzo di contrasto endovena si dà al paziente una bevanda isotonica che rimane nell’intestino; si ottiene così un doppio contrasto che consente di osservare eventuali tratti di mucosa ispessita; la diagnosi viene poi completata con la videocapsula endoscopica.

Complicanze nel Morbo di Crohn

Le complicanze nel morbo di Crohn si presentano molto più frequentemente rispetto alla rettocolite ulcerosa, poiché la patologia interessa spesso il piccolo intestino – con un diametro inferiore al colon – e tende a coinvolgere l’intera parete dell’organo. La complicanza maggiormente frequente è l’occlusione o subocclusione intestinale, tipica della forma ileale era in passato il motivo per cui la diagnosi di morbo di Crohn era spesso appannaggio dei chirurghi; i pazienti possono doversi sottoporre a resezioni dell’intestino anche più volte nella vita a causa della formazione di stenosi.

Molto frequenti sono anche gli ascessi, sia anali che addominali, che possono provocare fistole – in presenza di un ascesso il pus per fuoriuscire forma dei canalicoli anomali che mettono in comunicazione due regioni dell’organismo che non dovrebbero essere collegate. Possono essere sia interne (entero-enteriche tra due tratti dell’intestino, entero-vescicali, entero-vaginali nella donna) o esterne (entero-cutanee). Un’ulteriore complicazione può essere il carcinoma ileo-colico, ma è piuttosto raro.

Il morbo di Crohn è una malattia solitamente progressiva, ma nel 10% dei casi si presenta in una forma acuta; è possibile che rimanga silente per molti anni o in una fase di equilibrio dove il paziente assume solamente un FANS per il controllo, per poi presentare una riacutizzazione molto rapida che può portare alla necessità di un intervento chirurgico. Può seguire un secondo periodo di equilibrio con eventuale riacutizzazione, e così via.

Terapia per il Morbo di Crohn

Gli obbiettivi perseguiti dal trattamento sono tutti volti al miglioramento della qualità della vita dei soggetti, attraverso l’induzione della remissione della malattia con un suo successivo mantenimento, la prevenzione della ricorrenza di sintomi, flogosi e soprattutto delle complicanze.

Per il morbo di Crohn invece nella forma lieve o moderata, quindi in pazienti ambulatoriali che tollerano una normale alimentazione, si somministra sulfasalazina in caso di interessamento colico, o budesonide per l’ileo-colico; nelle forme severe, con mancata risposta alla terapia precedente febbre e calo ponderale, si prescrive un farmaco steroideo – il prednisone – per via orale; nelle forme molto gravi (fulminanti) con mancata risposta agli steroidi, febbre elevate e complicanze il cortisone viene somministrato per via endovenosa. Di recente per il mantenimento della remissione della malattia si sono messi in campo farmaci immunosoppressori e farmaci biologici. In presenza di fistole invece si rende necessario operare una terapia integrativa dove ai due farmaci precedenti si associano gli antibiotici, con un periodo di riposo intestinale.

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